E’ disponibile il testo completo dell’ultimo editoriale di Renzo Fior per il bollettino di Emmaus Italia:
Noi non ci stiamo!
Dai frutti riconoscerete la bontà dell’albero. I frutti di questa società capitalista e neoliberista sono sotto gli occhi di tutti; il bollettino di guerra, perché di un bollettino di guerra si tratta, dice che la lista delle persone che arrivano al gesto estremo che siano piccoli imprenditori o operai, si allunga giorno dopo giorno. Non basta per consolarci, la considerazione, quasi cinica del signor Monti in un suo intervento di qualche giorno fa, il quale ci dice che tutto sommato siamo ancora lontani dal numero dei suicidi avvenuti in Grecia: non ci è di nessuna consolazione.
Credo che in tutti coloro che sono attenti al bene comune, al rispetto delle persone monti sempre più la rabbia nei confronti di una finanza che con un atteggiamento cinico che rasenta il disprezzo, non si ritrae di fronte agli effetti perversi della propria politica e visione del mondo.
Ma in nome di chi e di che cosa dobbiamo fare dei sacrifici “lacrime e sangue”; in nome di quale moloch pagano e assetato di sangue dobbiamo soggiacere a queste leggi e regole? Se l’attività dell’uomo , qualsiasi tipo di attività, non è orientata al bene della persona, non intercetta la sua voglia e il suo desiderio di felicità, non favorisce relazioni reciproche di stima e di fiducia, allora vuol dire che c’è del marcio in quello che fa. Le statistiche lo ripetono quotidianamente: una minima parte dell’umanità gode di benefici dai quali la stragrande maggioranza rimane esclusa. Se la finanza, l’economia non è per l’uomo, per la sua crescita, è una finanza ed economia cattiva che deve essere rigettata e rifiutata… è opera della parte peggiore dell’umanità senza scrupoli intenta solo al proprio interesse e tornaconto.
Detto questo cosa ci rimane da fare? È questo l’interrogativo di tante persone attente e sensibili che non vogliono adagiarsi ed essere in qualche forma conniventi ma al contrario sono pronti a trovare nuove strade.
Un aiuto ci viene dal ricordo che il movimento Emmaus fa in questi giorni: ricorda il centesimo anniversario della nascita del proprio fondatore Abbé Pierre. Un uomo, un prete che non si è mai ritirato di fronte alle sfide che nella sua vita gli sono state poste dalla società nella quale ha vissuto: occupazioni di case perché le famiglie che vivevano sul marciapiede potessero avere un’esistenza dignitosa, digiuni della fame per affermare il diritto di tanti uomini e donne ad un lavoro fonte di reddito ma anche espressione ed esercizio di quella dignità che è propria di chi “crea” e con questo partecipa in qualche modo al disegno spirituale dell’umanità, marce, petizioni per affermare a piena voce il “diritto di esistere” di ogni persona.
Oggi ciascuno di noi deve sentirsi impegnato a togliere la terra sotto i piedi a queste società e persone che sono all’origine del disastro; e come? Usiamo il nostro denaro in modo intelligente, affidiamolo a persone e istituti di credito che sappiamo onesti e che possiamo controllare; accontentiamoci di un piccolo interesse ma che sappiamo onesto e moralmente accettabile; quando andiamo a fare la spesa rifiutiamo prodotti che sono l’espressione di grandi società multinazionali che poi sono quelle che controllano la finanza mondiale.
Abbiamo bisogno di fare esercizio serio di democrazia che significa controllo, che vuol dire essere attenti alle scelte di chi ha potere; un esempio attuale è la battaglia perché il referendum sull’acqua pubblica sia accettato e messo in pratica, cosa non scontata; ritorniamo in piazza per far valere la volontà di 27 milioni di italiani che si sono espressi in maniera chiara e inequivocabile.
È il tempo d’essere presenti e vigilanti e di non lasciare cambiali in bianco a nessuno; ne va della nostra stessa umanità e del futuro dei nostri giovani.
Al lavoro!